domenica 24 luglio 2016

L'affondamento del piroscafo Santa Lucia

Qualche anno fa, a Ponza, ho partecipato ad una serata veramente speciale.
Sulla banchina Mamozio si ricordava l’affondamento del piroscafo Santa Lucia avvenuto il 24 luglio del 1943, a due miglia dall’isola di Ventotene.
Mirella Romano, che in quell’affondamento ha perso il papà, era molto emozionata, i suoi occhi brillavano. Dopo tanti anni, finalmente, grazie alle sue ricerche, riusciva a raggiungere un obiettivo prefissato da tanto tempo, cioè sapere la verità su quell’affondamento.
Per anni erano circolate voci e leggende ma nessuna verità sull’accaduto.
Durante una vacanza a Ponza, il sottotenente di vascello Giulio Cargnello, responsabile dell’archivio storico del Comando Generale delle Capitanerie di Porto, incontrò Mirella e prese a cuore la sua storia.
Nell’archivio riescì a ritrovare l’incartamento riguardante il Santa Lucia.
Finalmente la verità!
È stata un’operazione di guerra in quanto gli alleati volevano fiaccare l’Italia bombardando tutto quello che capitava.
Quella mattina del 24 luglio 1943 gli aerei erano otto ed erano partiti dalla base di Protville, in Tunisia.
Quattro si lanciarono sul Santa Lucia mentre gli altri colpirono una piccola imbarcazione, presumibilmente tedesca.
Nella serata del 24 luglio 2008 era presente anche un ospite d’eccezione, l’ultimo superstite di quell’affondamento, ritrovato, per puro caso, qualche mese prima.
È Vincenzo Moretti, in quel tempo carabiniere, si trovava su quella nave insieme ad altri colleghi. Non sapeva nuotare e si salvò restando attaccato ad un pezzo di legno.
Da tutta questa vicenda è stato realizzato un documentario storico, proiettato quella sera, che racconta la storia e raccoglie molte testimonianze.
Io però ho una testimonianza inedita, quella di mia madre Elvira.
Era appena diciassettenne ed era andata a Ventotene il 18 luglio per aiutare sua sorella Olga che aveva due bambine piccole.
Racconta che su quella nave c’era anche una sua amica, Antonietta Galano e si dovevano incontrare a Ventotene.
Mia madre vide l’orribile spettacolo dell’affondamento dalla finestra di casa di don Aniello Conte, suo zio, che era cappellano dell’ergastolo di Santo Stefano.
In 28 secondi la nave affondò con il suo carico di vite umane, lasciando sulla superficie del mare un’enorme macchia.
Racconta anche che il giorno precedente all’affondamento, oltre al Santa Lucia, fu mitragliata la lavanderia di Santo Stefano, per fortuna senza danni. Lei ed altre persone trascorsero la notte in una grotta sotto l’ergastolo.
Anche se era molto giovane ricorda perfettamente quell’orrore.
Sono andata a visitare la stanza, nel museo di Ponza, dove sono raccolti i reperti ritrovati in fondo al mare del Santa Lucia. Ci sono innumerevoli oggetti, le foto delle persone disperse in mare, articoli di giornale ma quello che mi ha più colpita è il cappottino di Mirella. Suo padre glielo aveva regalato prima di morire ( lei aveva due anni ) e che sua madre aveva conservato gelosamente per tanto tempo.
È grazie alla tenacia di Mirella che questa storia non è stata dimenticata e dopo 65 anni si è giunti alla verità.
Chi volesse visionare il documento storico può farlo andando sul sito:
Il dipinto nell'immagine è di Luca Ferron ed è visibile nel museo di Ponza.
Ecco il sito dell'artista: http://www.lucaferron.com/index.php?pagina=dipinti


Il piroscafo Santa Lucia entra nel porto di Ponza



Il piroscafo Santa Lucia

giovedì 21 luglio 2016

La chiesetta della Madonna della Civita

Un post già pubblicato qualche anno fa

Della chiesetta dedicata alla Madonna della Civita ne ho già scritto in altri post  (Link1 Link2), quest'anno però sono sessant'anni che è stata costruita.
Fu fortemente voluta, questa chiesetta, da Monsignor Luigi Dies e fu costruita sugli Scotti, in località Fontana, sul terreno donato dalla famiglia di Costantino Tagliamonte.
E' una chiesetta carinissima in mezzo al verde, c'è un pozzo per l'acqua, nella piccola sacrestia c'è ancora il letto di Monsignore ed in una campana di vetro c'è una statuetta della Madonna con il Bambino.
Ogni 21 luglio c'è una suggestiva processione, con il quadro raffigurante la Madonna della Civita, tra i viottoli di campagna ed è seguita da gente che arriva da ogni parte dell'isola.
Il culto di questa Madonna però è secolare perchè i ponzesi, un tempo, si recavano a Itri dove a 673 metri di altezza c'è il Santuario a Lei dedicato.
I ponzesi si recavano a Gaeta con piccoli gozzi e poi arrivavano al Santuario con le carrozzelle, chi addirittura ci andava a piedi per implorare qualche grazia o per ringraziare.


La chiesetta della Madonna della Civita imbandierata per la festa



La targa marmorea che ne ricorda la costruzione nel 1954



Il quadro della Madonna portato in processione



Dalla chiesetta il panorama che si vede......in lontananza Zannone



La chiesetta proprio alle pendici del Monte Guardia



Ancora in processione......



La campana di vetro con dentro la Madonna col Bambino



La processione della Madonna della Civita nel tempo.....



Madonna della Civita...1979
(La foto è dell'archivio fotografico di Giovanni Pacifico)

sabato 16 luglio 2016

La Madonna del Carmine...a Ponza

Oggi è la Madonna del Carmine che viene festeggiata a Ponza davanti ad alcune edicole votive.
La festa che io ricordo di quando ero bambina era quella che si faceva sulla scalinata del Giudicato dove c'è un'edicola votiva dedicata alla Madonna del Carmine.
Sulla loggia venivano messe tante bandierine colorate per la gioia di noi bambini e davanti all'edicola della Madonna vasi con fiori freschi.
Nelle case preparavano dolci da offrire ed io ricordo con nostalgia le nocchette di nonna Olimpia.
Una squisitezza!!!
Poi non si è più festeggiato perchè una parte delle case crollò ma l'edicola c'è ancora.
Sulla Parata si festeggiava davanti all'edicola collocata sul muro della casa di Antonietta e Tatore Rispoli. Ci tenevano tanto a questa festa...
Oggi, forse, recitano ancora il Rosario e cantano delle belle canzoni dedicate alla Madonna.
Anche su Via Corridoio c'è un'edicola dedicata alla Madonna del Carmine.
Le edicole votive sui muri delle abitazioni o nei cortili, un tempo, erano luoghi di aggregazione.


La Madonna del Carmine sul muro della scalinata che porta al Giudicato


L'edicola votiva in Via Corridoio


Ancora l'edicola di Via Corridoio




lunedì 11 luglio 2016

Antichi mestieri: i sarti

Oggi gli abiti li compriamo già confezionati, belli e pronti.
Un tempo, a Ponza, c'erano dei bravi sarti ma pian piano questo mestiere va scomparendo...
Però c'era un qualcosa di magico vedere una sarta all'opera, un vestito che prendeva forma...
Luigi Sandolo ne ricorda alcuni nel libro Su e giù per Ponza  e così scrive:
"Sarti da essere ricordati sono Giulio Matrone che aveva la caratteristica abitudine di portare il soprabito fino al 21 giugno e Raffaele Catalano di spirito faceto. A quest'ultimo nella modesta sartoria di via Nuova è subentrato il nipote Biagio Catalano detto Ninando simpatico conversatore ed ammirevole per l'attaccamento alla mamma.
Luigi Murolo con la moglie Silveria Guarino vestono da cinquant'anni quasi tutti gli uomini e le spose.
Una brava e popolare sarta recentemente scomparsa era Rosalia D'Arco Scotti."
Quest'ultima la ricordo molto bene...
Rusulina a' sarta era la mamma della mia cara amica Carla Scotti ed abitava in Via Madonna.
Ricordo che molte ragazze andavano a casa sua per  imparare a cucire.
L'estate scorsa ne parlavo con Carla perchè volevo scrivere qualcosa e le chiesi anche se avesse qualche foto della sua mamma.
Purtroppo la mia amica Carla Scotti ci ha lasciato improvvisamente nei primi giorni di marzo.
Altra brava sarta che ricordo è stata Rosa Galano da cui mia madre ragazzetta andava ad imparare i primi rudimenti di cucito.




Ragazze ponzesi davanti all'agenzia di macchine per cucire SINGER a Sant'Antonio

(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)


Un'antica macchina per cucire

venerdì 8 luglio 2016

Una spiaggia indimenticabile...la Caletta

La Caletta... una spiaggia che non esiste più già da molto tempo...
Era proprio dietro al porto di Ponza ed era una bella spiaggia, piccola ma carina e soprattutto accessibile sempre.
I bambini si divertivano a fare castelli di sabbia...molti hanno imparato a nuotare proprio alla Caletta compresa io.
Protetta dalla scogliera era un piccolo gioiello ...
Quanti ricordi...
Ormai non esiste più...è tutto cemento...
Ne ho già scritto in questo blog ( http://frammentidiponza.blogspot.it/2014/07/la-spiaggia-della-caletta.html )


La spiaggia della Caletta com'era...
(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)

I bambini s'incontrano
sulla spiaggia di mondi sconfinati.
Su di loro l'infinito cielo
è silenzioso, l'acqua s'increspa.
Con grida e danze s'incontrano i bambini
sulla spiaggia di mondi sconfinati.
Fanno castelli di sabbia
e giocano con vuote conchiglie.
Con foglie secche intessono barchette
e sorridendo le fanno galleggiare
sull'immensa distesa del mare.
I bambini giocano sulla riva dei mondi.

R. Tagore

giovedì 7 luglio 2016

Ponza tra Passato e Presente (diciassettesima parte)

Ospito sul mio blog un post di mia figlia, Marianna Licari, appassionata di fotografia

Per la prima parte del progetto clicca  qui e qui per le altre foto.
Il progetto è in condivisione con il blog L'angolo di via Parata di Marianna Licari.

Processione della Madonna di Pompei.

Il Falerno
La banchina.

martedì 5 luglio 2016

Una battaglia nelle acque di Ponza

Il 26 febbraio 1813 Ponza venne attaccata ed occupata dagli inglesi.
Due fregate, al comando dell'ammiraglio Napier attaccarono le fortificazioni di Ponza che dal 1806 era sotto il dominio francese.
Gli inglesi rimisero in sesto le fortificazioni già esistenti e ne crearono altre. Costruirono un ridotto  per muovere le truppe in caso di necessità e quella zona viene appunto chiamata ancora Campo Inglese.
L'ammiraglio Napier prese il titolo di Conte di Ponza.
Il Tricoli nel 1855 a tal proposito scrive così:
"Mentre il regnante di Napoli così si interessava dell'immegliamento dell'Isola, gl'Inglesi ne ivano escogitando i mezzi come occuparla, per le difficoltà che presentavano gl'incrocecchiati tiri nella baja, ed ispecie di quelli fulminanti della batteria Molo, che riuscirono per mezzo del littoriale Nicola Mazzella farvi inchiodare quei cannoni ed i mortai. Il comando militare viveva alla spensierata, e allorchè nel mattino del 26 Febbrajo 1813, il telegrafo annunziò che con propizio vento vi s'indirizzavano due fregate inglesi la Furiosa ed il Cavallomarino, ed erano comandate da Napier.

COMBATTIMENTO. Allora quindi sonarono le campane a storno per raccogliere gli abitanti sotto le armi, come la generale aveva riunito la guarnigione, e tutto era telegrafato a Gaeta. Verso le 11 antimeridiane già i nemici investivano la piazza, la Furiosa s'impegnò con la batteria Leopoldo, la quale dai pezzi da costa dal littoriale Domenico Scotti le fu spezzata la bandiera, mentre l'altro littoriale Ferdinando  Autieri sul fianco la traforava a fior d'acqua a palla fredda, perchè il fornello ad arroventarle non era arrivato ancora al punto. Coll'inoltrarsi poi lasciò fuori azione questo propugnacolo, giacchè quello del Molo era inutilizzato, la stessa fregata prese allora le offensive contro la Torre, crivellandola di fianconate, e potè resistere per la sua mole. Nel contempo il Cavallomarino si scambiava i tiri con la batteria Frontone, ed a Caladinferno bensì sbarcavano due compagnìe di linea, l'una dirigendosi ad occupare il Fortepapa, mentre l'altra passava a sorprendere alle spalle la cennata batterìa in azione, i cui difensori littoriali non ebbero altro scampo, che di precipitarsi per le cannoniere, e per cui fra i tiri della fregata.

DISBARCO. Nell'atto la Furiosa benanche disbarcava la truppa sulla calle di Santamaria, e travalicando quelle colline trascinando cannoni smontati, mentre un drappello di soldati passava ad impadronirsi del telegrafo gli altri occupavano la pianura degli Scotti, e su di un corpo avanzato furono piantati i due cannoni contro la Torre, allorchè il capo dalla piazza sonato a raccolta in quella si era ricoverato coll'intero presidio; dopo ore quattro di combattimento con vivo fuoco, si abbassava il vessillo di resistenza."
Il giornale napoletano lo Zingaro nel 1855  in merito a tutto ciò scrive così: "Carlo Napier dopo che ebbe procurato uno sbarco arditissimo nell'isola di Ponza, investì energicamente il presidio francese, che vistava a guardia fortificato, e fortemente trincerato, ma nulla valse contro la sua fermezza ec."
Anche questa pagina fa parte della storia di Ponza...                                                                                                   


Nota:
Il Tricoli chiama le due fregate Furiosa e Cavallomarino ma con quest'ultima ho qualche dubbio per il nome che anche dalla foto pare si chiamasse Tamigi

domenica 3 luglio 2016

Ponza tra Passato e Presente (sedicesima parte)

Ospito sul mio blog un post di mia figlia, Marianna Licari, appassionata di fotografia

Per la prima parte del progetto clicca  qui e qui per le altre foto.
Il progetto è in condivisione con il blog L'angolo di via Parata di Marianna Licari.

Don Luigi Dies benedice un peschereccio.

Vista del porto.

Foto di gruppo.
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