domenica 17 aprile 2016

Quel 30 settembre 1953...a Ponza

Quel 30 settembre 1953 a Ponza si compì un'impresa straordinaria.
Al largo di Palmarola il batiscafo Trieste raggiunse la profondità di più di 3150 metri.
Ernesto Prudente, nel libro L'ombra, racconta questa impresa che portò Ponza agli onori della cronaca.
Ecco cosa scrive: " Nel tardo pomeriggio di una di quelle giornate entrarono nel porto di Ponza, le cui banchine erano quasi totalmente libere, un grosso rimorchiatore della Marina Militare, il "Tenace", che trainava un mezzo che, all'apparenza, sembrava più che semiaffondato.
La lenta manovra di entrata e di preparazione all'ormeggio suscitò viva curiosità nei ponzesi che si accalcarono sul molo Musco per vedere e assistere, da vicino, a quanto stava accadendo.
Il rimorchio, a prima vista, sembrava un piccolo sottomarino.
Aveva, all'apparenza, le caratteristiche di un sommergibile: una piccola torretta, una minuta passerella centrale sovrastante la struttura ricurva che appena sporgeva dalla superficie del mare.
E alla torretta un nome: TRIESTE."
..."Ad ormeggio ultimato sapemmo notizie sensazionali. Quel natante era un "batiscafo" destinato a scendere nella profondità del Tirreno con due persone d'equipaggio: Auguste Piccard e il figlio, Jacques."
..."A Ponza si era riversato un nutrito gruppo di inviati speciali di vari giornali italiani che, per la verità, erano molto scettici sul risultato.
Inviavano le notizie ai giornali attraverso l'unico telefono pubblico sistemato nell'agenzia della SPAN, la società di navigazione che gestiva i collegamenti con il continente.
E  venne il giorno fatidico."
..."Alle otto il Tenace con il suo prezioso rimorchio raggiunse, alla velocità di sette nodi, la Fenice che stazionava nelle acque dell'immersione.
Essendo tutto previsto e organizzato, i preamboli furono brevissimi.
I due Piccard, con un battello, si trasferirono sul batiscafo dove due marinai, uno a poppa, e l'altro a prua, già provvedevano a immettere quella zavorra necessaria per vincere la resistenza dell'acqua e far scendere lo scafo."
..."Le due navi, in attenta vigilanza, si allontanarono dalla zona dove si era immerso il Trieste lasciando sul luogo soltanto il battello.
Sui ponti delle due unità, gli uomini di guardia, gli ufficiali, i giornalisti e i tecnici al seguito dei Piccard, muniti di binocoli, scrutavano la zona di mare circoscritta dalle due unità. sul loro viso si leggeva una opinione di diffidenza."
..."La riemersione del batiscafo venne accolta dal sibilo delle sirene. quando Jacques aprì il portellone e mise fuori la sua testa, il battello a remi, con i tre marinai, era già alla murata del batiscafo che venne raggiunto, a forte velocità, anche dalle due unità.
Fu allora che comparve anche il vecchio Auguste accolto dal saluto alla voce degli interi equipaggi schierati sui ponti. Rispose agitando il foulard mentre il figlio, usando le mani a mo' di megafono, annunciò: "Ci siamo fermati sul fondo alla profondità di 3150 metri."
..."Mentre, sulla banchina, una bambina offriva al vecchio professore un fascio di fiori, un subacqueo si tuffò per visionare lo scafo. Risalì mostrando una manciata di fango che aveva estirpato dalla griglia di acciaio che proteggeva il vetro dell'oblò posto alla base della sfera.
Era la testimonianza pratica che quello scafo si era posato sul fondo marino."



Il batiscafo "Trieste" rientra nel porto dopo la storica immersione a 3150 m. di profondità avvenuta nelle acque a sud di Ponza.
(dal libro "Ponza il tempo della storia e quello del silenzio" di Ernesto Prudente)


Il batiscafo Trieste accanto all'unità navale della Marina Militare
(Foto tratta dal sito "La voce del marinaio")



Il batiscafo Trieste

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